La storia di Maestro Martino
Pochi conoscono il suo vero nome: Martino de Rubeis, conosciuto anche come Martino de Rossi (Rubeis in latino = rosso).
Qualcuno lo chiama ancora Martino da Como, perché l’umanista e gastronomo Bartolomeo Sacchi lo definì “comense” nel 1475 per rendere probabilmente più comprensibile e meglio identificabile ai suoi lettori l’origine del cuoco (pur con una forzatura giustificata, considerando che la Valle di Blenio si apre a poco più di 60 km a nord di Como).
È nato a Grumo, frazione di Torre, oggi quartiere di Blenio, comune della Valle di Blenio.
È stato uno dei cuochi più famosi del XV secolo e il suo manoscritto Libro de Arte Coquinaria è considerato il primo testo di cucina per il quale si conosce il nome dell’autore.
Contribuì in maniera decisiva alla definizione del modello “italiano” di cucina.
Iniziò la sua carriera di cuoco come Rettore all’ospizio (oggi scomparso) presso la chiesetta di San Martino Viduale, in località di Monastero di Corzoneso, oggi quartiere di Acquarossa.
L’ospizio era molto importante per i viandanti che intraprendevano il lungo viaggio tra il nord e il sud dell’ Europa, attraverso il passo del Lucomagno (la via Francisca del Lucomagno) o che giungevano dal passo del Nara (che porta in Valle Leventina e nelle terre Urane).
Dipinto: Massimiliano Sforza a Tavola, da Liber Jessus, Biblioteca Trivulziana, Milano.
L’unica immagine dalla quale si può dedurre la figura di Maestro Martino, quello a destra vestito di rosso, nella funzione di cuoco ducale che aveva alla corte degli Sforza.
Negli anni ’50 del Quattrocento diventa cuoco ducale presso gli Sforza, probabilmente cuoco della duchessa Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza, primo duca di Milano. Lavorerà in seguito a Roma nelle cucine vaticane, come cuoco personale del Patriarca di Aquileia. A questo periodo risale la sua stesura del manoscritto Libro De Arte Coquinaria, composto fra il 1450 e il 1467: è il primo ricettario manoscritto del quale si conosce l’autore e le la sua origine bleniese (Bregno/ Bregna) e l’operatività presso la corte degli Sforza.
I ricettari manoscritti antecedenti sono praticamente sempre attribuiti ad autori anonimi, come Anonimo Toscano, Anonimo Veneziano, Anonimo Meridionale, …
Questo primo ricettario stampato a caratteri mobili è un vero e proprio caposaldo della letteratura gastronomica europea. Grazie a quest’opera, Maestro Martino è passato alla storia come il “principe dei cuochi”, definizione dell’amico e umanista Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, nel suo famoso De honesta voluptate et valitudine (“Il piacere casto e la salute”, Roma, 1474). Una preziosa testimonianza che illustra il passaggio dalla cucina del tardo Medioevo a quella Rinascimentale. L’anello di congiunzione tra la cucina medievale e quella rinascimentale.
Diventerà cuoco segreto (privato) di Papa Paolo II e Papa Sisto IV e del condottiero Gian Gacomo Trivulzio.